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“Non si può cogliere l’interiorità neppure con l’aiuto delle lenti più potenti. Bisogna avvicinarla interiormente, in punta di piedi…”*

Riuscire a raggiungere la nostra l’interiorità o quella di chi ci sta affianco è quasi impossibile. Possiamo sfiorarla, avvertirla ma penetrarla a fondo no. Ci sono moti interiori che lasciano trasparire un flebile bagliore attraverso lo sguardo, i movimenti o le parole. Possiamo servirci di uno specchio per scrutare in fondo ai nostri pensieri. Ma cosa c’è oltre il corporeo, il materiale? Molti pensatori ed artisti hanno speso una vita intera nella ricerca di questo. E forse Laura Corre parte proprio da questi interrogativi per dar vita ad un ciclo di opere, ritratti ed autoritratti, in cui quello che subito balza all’occhio è la costante ricerca dell’altro e dell’oltre da sé. Donne ritratte nella loro intimità, nude fisicamente e denudate psicologicamente, immerse in ambienti domestici o ritratte in spazi vuoti, Laura Corre dipinge le molteplici sfaccettature del mondo femminile regalandone un repertorio ricco di suggestioni e fascino. Non sono figure che vivono “per sé o in sé”, ma sono il frutto dell’elaborazione della memoria che le muove e rende vive. Nella costruzione del dipinto nulla appare reale: la prospettiva sembra alterata, lo spazio fisico manipolato, i tagli azzardati. Tutto appare filtrato attraverso quello che molta letteratura del Novecento ha definito lo “Stream of Consciousness”, quel flusso di coscienza interiore in cui i pensieri, liberi di fluire, delineano emozioni, sentimenti e passioni. E proprio attraverso questo flusso di pensieri Laura Corre rende visibile l’immaginario.

*Gustav Janouch, Conversazioni con Kafka.

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Giovanni Masiello per la Galleria La Bottega dell'Angelo, Ostuni.

marzo  2021

 

 

 

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Ritengo che nelle arti figurative, in particolar modo nel realismo sia possibile ravvisare le prime e più potenti manifestazioni dell'interiorità umana. 

Nell'arte di Laura Correggioli si esprimono sentimenti, emozioni, visioni, squarci di attualità che in modo prorompente ci inviano messaggi, simboli, stimoli che attivano la nostra mente, i nostri pensieri , il nostro cuore.

Il soggetto umano, animato nel suo corpo e nella sua gestualità, quasi sempre femminile,   è protagonista di tali opere dove il linguaggio simbolico comunica all'osservatore messaggi propri  di un tempo che sembra sfuggirci fra le mani.

L'abilità dell'artista nel disegno e nella resa pittorica dona a questi quadri un realismo capace di trasmettere il sentimento umano fra gioie e dolori nell'incessante trascorrere del tempo.

Nella  pittura  di  Laura ogni  cosa  ci  parla  di  sè  in  una prospettiva che va verso l'infinito.

Di fronte a tali opere, l'osservatore medita e riflette, immerso in uno spazio indefinito dove esistono riferimenti spaziali e temporali, ma essi sembrano non avere  una loro valenza intrinseca e reale. 

Gli oggetti sono infatti assemblati in un contesto generato dall'abilità creativa dell'artista. La mente pensa, organizza e rielabora le idee, le immagini, le  sensazioni e la memoria  crea  sulle  cose  quel velo di umanizzazione  degno  di  qualsiasi  cosa  che  ha  ormai  acquisito un'anima, è la stessa anima dell'artista che si traspone su di esso. 

Ogni cosa ci parla di se, ci racconta il suo percorso, le ore, i minuti, i secondi che  lo  hanno  fatto  invecchiare  e  che  lo  hanno  inevitabilmente avvicinato sempre di più all'uomo, a colui o a coloro che lo hanno utilizzato,  che  se  ne  sono  serviti.  Questi  oggetti,  questi  particolari, rappresentano piccoli pezzi di un grande e misterioso puzzle che altro non è che la stessa nostra vita, piena di dubbi, interrogativi ai quali probabilmente non esiste una risposta, forse ne esistono molteplici o forse non ci è dato sapere. Le domande percorrono gli infiniti sentieri  della mentre umana, in una condizione ciclica del tempo dove tutto si ripete, dove il passato funge da maestro per chi lo sa capire, dove ogni cosa ha un inizio ed una fine, dove l'essenza di ogni pensiero trasposto nell'arte è intrisa di immortalità, ha la forza di non morire mai, altresì di

arricchire il prossimo, testimone di una futura umanità, seppur diversa, ma sempre e comunque caratterizzata da quel substrato di fenomeni e di circostanze che non cesseranno mai di esistere.

Nel buio di questo nostro mistero vi è luce e nelle opere di Laura essa giunge da lontano per accarezzare le cose, gli oggetti, per baciare la natura, la fertile terra e far brillare le acque delle sorgenti illuminando l'essenza delle cose. 

L'osservatore  è  condotto  sino  alla  scoperta  dell'oltre,  di  quella rivelazione che durante il nostro cammino di vita sembra irrompere nel nostro animo senza nemmeno chiedere il permesso.

Un'arte che non si propone necessariamente la ricerca di risposte, ma lo scaturire di domande, interrogativi, allo scopo di dare un senso alla

nostra breve esistenza, domande che non avranno mai fine, a cui l'uomo non  può  esimersi  di  prenderle  in  considerazione.  Un'arte  infinita, perché infinite sono le sue chiavi di lettura, le sue interpretazioni. 

L'uomo è fatto del suo passato, un'eredità che cerca di essere utile all'oscuro futuro che fa capolino. 

Ma allora cos'è il presente? 

Cos'è l'uomo? Qual è il senso dell'essere, di ciò che ci circonda, di ciò che ogni giorno assaporiamo, viviamo?

Nell'osservazione profonda di tali opere, i nostri sensi vengono immersi in un assemblaggio di idee dove ognuna di esse è testimonianza di  un'esistenza,  di  un  vissuto.  Un'arte  che  invita  a  non  lasciarsi condizionare  dalla  staticità  degli  oggetti  poiché  essi  vivono  e accompagnano l'uomo lungo il suo cammino di vita. Quadri intrisi  della presenza umana,  ne sono caratterizzati poiché essa stessa risulta vivere dentro ogni cosa, ogni particolare, ogni dettaglio.

La presenza umana sei anche tu osservatore che immergi il tuo animo all'interno di questi spazi caratterizzati sempre da un percorso, una strada, una direzione. Ma qual è la tua? Forse la tua, come del resto anche quella degli altri risulta essere la somma di ogni piccolo gesto, scelta o non scelta compiuta. 

In fondo siamo il frutto di ciò che esiste intorno a noi da cui riceviamo, a cui doniamo.

                                                      

Ambra Grieco

Critica d’arte

Dicembre 2017

Se andiamo a cercare il significato di pregiudizio, scopriamo che è definito come un “atteggiamento sfavorevole od ostile verso altre persone che, oltre ai caratteri di superficialità e indebita generalizzazione, presenta anche caratteristiche di rigidità, generalizzazione... e resistenza a verificarne pertinenza e coerenza”. Quando se ne parla in rapporto ai problemi di convivenza con persone di altre etnie, ecco che definiamo la xenofobia e il razzismo. Ma se il pregiudizio razziale è purtroppo presente nelle nostre società - e in questo senso anche più visibile e, forse, contrastabile – è molto più subdolo e difficile da estirpare quello di cui ci racconta la bella mostra di Laura Correggioli, sostenuta meritoriamente dalla Commissione Pari Opportunità della Toscana. Si tratta dei pregiudizi contro le donne nel loro esprimersi, nel loro essere o in quello che, secondo un certo modo limitato di pensare, è un loro difetto o limite. Ecco perciò la donna che è discriminata perché ha avuto un figlio presto, oppure perché che ne ha avuti troppi o, al contrario, perché non ne ha avuti per niente; ovvero la donna troppo bella per aver fatto carriera solo con le proprie capacità o che è troppo creativa e quindi sicuramente inconcludente. E si potrebbe continuare. Il filo conduttore rimanda sempre all’etimologia della parola descritta all’inizio: atteggiamenti ostili, superficiali e generici, ma che creano una grande sofferenza ed ingiustizia.

Sono quindi estremamente grato all’artista per aver avuto la determinazione di realizzare questo progetto che lega l’arte all’impegno sociale e politico nel senso più nobile del termine, cosa di cui c’è grande necessità in questo periodo. 

Ma la volontà di Laura Correggioli non si sarebbe potuta palesare se non avesse incontrato il coraggio delle donne che hanno offerto i propri volti e le proprie storie al servizio di questa idea. A quest’ultime, tutti, dobbiamo porgere i nostri più sinceri ringraziamenti con l’impegno a non farle mai più sentire discriminate.

 

Eugenio Giani

Presidente del Consiglio regionale della Toscana

Stereotipi e pregiudizi attraversano la nostra vita di donne e le pari opportunità di genere, al di là delle dichiarazioni di principio, faticano a trovare corrispondenza nella realtà. Così anche il nostro Paese resta indietro nonostante gli innegabili progressi fatti dalle donne, soprattutto negli ultimi decenni, in termini di acquisizione di diritti civili o nei modelli sociali ed economici. Le violenze e le discriminazioni ancora presenti nella nostra società sono la diretta conseguenza di tale arretramento che risente di secoli di cultura maschilista e patriarcale. Per diffondere principi di pari opportunità e superare le prevaricazioni di cui è ancora infarcito il nostro tessuto sociale Laura Correggioli ha intrapreso un interessante progetto culturale e artistico che ha riscontrato il totale interesse della Commissione regionale pari opportunità che ho l’onore e l’onere di presiedere. Interesse maturato anche in seguito alla presentazione di tale lavoro, dall’alto valore anche simbolico, fatta dalla collega Siliana Biagini che ringrazio di cuore per la sua grande attenzione e per la sua costante collaborazione. L’artista, nelle belle opere qui esposte, affiancando parole e immagini affronta il tema dell’identità, della sua costruzione e di come ci vedono gli altri. Protagoniste sono donne “vere” ma con storie significative, che hanno subito un qualche pregiudizio legato al loro modo di essere per scelte di vita, professionali, per aspetto fisico o età. Donne consapevoli dello stereotipo in cui la società vorrebbe racchiuderle. Tante immagini innovative , in una carrellata impreziosita dall’attualità del tema toccato: come costruire l’identità nell’era digitale e come affrontare le problematiche sociali legate alla violenza e alle discriminazioni.

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Rosanna Pugnalini

Presidente Commissione regionale Pari Opportunità

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Laura con un bagaglio di emozioni e con un occhio esperto ed amorevole verso le sue creature artistiche ma anche tagliente verso la società, descrive il mondo femminile  attraverso una carrellata di ritratti, luminosi, estemporanei e veritieri, le cui pennellate magistrali e veloci descrivono universi a sé stanti raccontando attraverso belle immagini alcune storie di donne. Allo stesso modo, nella serie dedicata agli elementi vegetali è la natura che diventa protagonista: una natura che a stento riesce a rimanere entro i bordi limitati del suo contenitore ma si espande libera e lussureggiante nell’aria. Così è il tocco di Laura: leggero, delicato, vero.

Sara Taglialagamba  

Storica d’arte

Donne come tante, che vogliono vivere i loro sogni, donne che difendono la propria libertà di scegliere “chi” essere, donne che non vogliono essere diverse da ciò che sentono nell'anima e che a volte soffrono, ma lottano contro i pre- giudizi e gli stereotipi che imperano ancora nella cultura  mentale e sociale del nostro tempo.              Ecco, questo è ciò che io ho visto in #quellache, il percorso pittorico dei ritratti di Laura Correggioli.  

 

#quellache ha esordito a Montecatini Terme per un bellissimo caso,  l’incontro con il suo  autoritratto “Noli me tangere”, esposto in Municipio in occasione della Giornata per l’eliminazione della  violenza contro le donne il 25 novembre 2017. Da lì ho proposto a Laura di allestire una mostra che mettesse in luce il vissuto delle donne, per rimarcare le difficoltà che purtroppo incidono sulla loro realizzazione umana, sociale e personale nonostante l’apparente parità di genere raggiunta.                 Nel marzo 2018  è stata organizzata nel Palazzo comunale di Montecatini Terme la prima tappa del progetto #quellache con i primi dieci  ritratti di donne e le loro storie che parlano di stereotipi e pregiudizi.

Ritratti di donne vere, diverse fra loro ma tutte simbolo della bellezza dell'animo femminile e di come sia faticoso farla emergere, accettare, riconoscere.

A Laura posso solo dire di proseguire nella sua avventura pittorica, esempio di analisi visiva, e mi auguro che #quellache possa diventare il riferimento nell'arte di noi tutte, perché in ogni quadro ritroviamo un po' di ciascuna di noi.

 

Siliana Biagini

Presidente Commissione per le Pari opportunità di Montecatini Terme

Laura Correggioli fa della sua mostra un manifesto. E un manifesto, per essere credibile, deve essere un interruttore di consapevolezza. Lo è fin dal titolo, #quellache, locuzione che pretende di catalogare in modo netto, preciso e generale realtà che invece sono sfaccettate e uniche. 

È naturalmente una provocazione che vuole scuotere dal torpore dell'indifferenza. Le etichette sono comode. Pretendono di sintetizzare in pochi elementi realtà complesse. Le etichette sono pericolose. Aprono la porta a diffidenza e discriminazione. Ancor peggio, ci spingono a credere che la nostra verità sugli altri sia l'unica valida, trasformando le persone nella citazione che facciamo di loro. 

Ecco allora che questo percorso per immagini e parole proposto da Laura ci invita a riflettere in modo critico sul pregiudizio, in particolar modo quando ingabbia le donne tra le sbarre degli stereotipi sociali. È una proposta diretta, immediata, senza filtri se non quello della tecnica pittorica scelta dall'artista, la sua cifra stilistica. Quel suo tratteggiare chiaro e quasi chirurgico volti e dettagli, senza mai scadere troppo nel puro figurativo. Perché Laura sa che ogni immagine, per quanto fedele possa essere, non è mai la realtà. Il disegno di un ponte non è il ponte. Ed è su questa differenza, questo scarto, che lei lavora. Le visioni che abbiamo degli altri sono sempre parziali. E non andrebbero mai scambiate per realtà assolute e universali.

Qui ogni singolo universo femminile viene rappresentato attraverso un vero e proprio contenitore, costituito da un ritratto, una storia di vita e una considerazione socio-culturale. Un mix che è come un lampo, capace di illuminare di colpo le coscienze e inchiodarci a tutte le volte che siamo stati rinchiusi in una definizione o bollati con un'etichetta. Soprattutto, a quando troppo superficialmente lo abbiamo fatto a nostra volta, dando il via o giustificando opinioni infondate, gogne, intolleranza e prevaricazioni. Ogni volta che abbiamo definito una lei del nostro quotidiano “#quellache”, certi di avere la sua verità in tasca.  

Laura stessa va oltre (non a caso) la definizione tipica di “quadro”, arricchendo la tela, i contorni e i colori con una narrazione che amplifica i significati sprigionati in prima battuta dalla tela. Una verità aumentata. Le parole qui non sono didascalie esplicative, ma diramazioni ulteriori che aprono nuove finestre. Provocano la riflessione e spaziano negli esempi di vita concreta di cui ognuno di noi è testimone o protagonista.

Così facendo, Laura rende onore a quella che di fatto dovrebbe essere un'urgenza  degli artisti. Quel “mandato sociale” che è la delega implicita che il pubblico concede all'artista, perché crei opere dotate di un valore simbolico per l’intera comunità di riferimento. Una rappresentanza sociale di sentimenti, linguaggi collettivi e valori simbolici identitari che, partendo dal particolare di un'opera o di un percorso tematico, spazi verso fenomeni ad ampio raggio.  

In questa mostra, ritratto per ritratto, guardiamo letteralmente in faccia una serie di pregiudizi, le opinioni sbagliate che si frantumano di fronte alla realtà effettiva delle cose, una realtà che ricorda agli uomini la naturale limitatezza delle loro esperienze e dunque di valutare sempre bene e a fondo prima di sparare (metaforicamente e non, come ci insegna purtroppo la cronaca) sentenze definitive e senza appello. 

 

Monia Baldacci Balsamello

Critica e consulente editoriale

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